Pensieri Sparsi...
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10/12
La fine del mondo
Incontro un’amica ,normalmente dotata di buon senso,che ritenendomi un esperto di non so bene cosa mi chiede un parere scientifico sulla fine del mondo.
Avete capito bene:la fine del mondo.
Si,perche’ qualche professionista del catastrofismo,che magari su di esso ci campa pure,ha messo in giro la notizia che, in base ad una profezia Maya e altre stupidaggini di questo genere,il  21.12.2012 dovrebbe essere l’ultimo giorno della nostra epoca.
Dopodiche’ la Terra comincerebbe a ruotarein senso inverso all’attuale(?!?),con, naturalmente,immani cataclismi.
Secondo altri in quel giorno avremo una finta invasione degli UFO, programmata dai potenti della terra, per farci tutti prigionieri.
“E perche’ ci annoi con queste sciocchezze?” mi chiederete.
E avete ragione,sennonche’ da qualche mese non faccio altro che incontrare gente che parla di questo,scuotendo il capo con aria preoccupata.
Ora,a cena si puo’ parlare di tutto,ma proprio di tutto,pero’ se incontro un amico che mi dice che la Terra da qui a tre anni,si mettera’ a girare in senso opposto a quello che ha da circa 4,5 miliardi di anni e porta come testimone oscure profezie di popoli scomparsi mi faccio un bel po’ di domande.
Perche’ non si tratta di quel tizio vestito da UFO che da anni predica in Piazza Barberini a Roma, ma di onesti e stimati professionisti, perfettamente affidabili sul loro lavoro.
E l’unica risposta che trovo e’ che siamo rimasti un po’ come i nostri progenitori e come gli amici di Asterix, che temono che il cielo possa cascarci addosso.
Sappiamo tutto sugli oroscopi e sui miracoli di Padre Pio,ai quali chiediamo pure consiglio e nulla sulla realta’ fisica che ci circonda.
Insomma, senza offesa, siamo profondamente ignoranti.
Per certe cose,piu’ o meno, come un milione di anni fa.
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03/12
ANTICHRIST
 “Lascia ch’io pianga la cruda sorte, E che sospiri la libertà... e che sospiri la libertà!”
E’ con queste parole, con questa musica - prese in prestito dal Rinaldo di Haendel - che il regista danese Lars Von Trier ci introduce molto lentamente nel suoultimo incubo, nell’incubo di Willem Dafoe e Charlotte Gainsbourg e in quello che ben presto diventerà anche il nostro.
Bianco e nero, fotografia patinata, ralenti, i due protagonisti si lasciano andare ad un focoso e lungo amplesso, prima sotto la doccia, poi sulla lavatrice e infine sul divano.
Nella stanza accanto il loro bambino, sempre molto lentamente, esce dalla culla, si guarda intorno, vede una finestra aperta, osserva la fredda neve che entra dalla finestra, si avvicina, vuole toccarla, avvicina una sedia alla finestra e sale sul davanzale, si sporge, precipita.
In questi primi minuti, Von Trier ci preannuncia che nulla verrà lasciato all’immaginazione. Che sia una insistita e per alcuni troppo gratuita penetrazione in primissimo piano, o una lunga e dolce caduta nella neve, Von Trier non rinuncia di certo a mostrarcelo.
Un breve flash sul giorno del funerale del piccolo lascia il posto ad una clinica ospedaliera in cui la giovane donna è stata ricoverata, sopraffatta dal dolore, responsabile di qualcosa che si sarebbe potuto evitare.
Inizia un lento percorso nelle lunghe fasi del dolore, dallo shock iniziale, passando per il rifiuto e arrivando alla colpa.
Subentrano gli attacchi di ansia e l’uomo, lo psichiatra Willem Dafoe, decide contro ogni deontologia, di far dimettere la donna, Charlotte Gainsbourg, e di prenderla in cura.
In maniera eccessivamente razionale l’uomo cerca di sviscerare il dolore che attanaglia la donna, lo analizza, lo studia ed arriva alla conclusione che per superarlo è necessario raggiungere il posto più temuto da lei, l’Eden, un piccolo rifugio di loro proprietà nel quale la donna si era già rifugiata tempo prima per lavorare alla sua tesi di laurea sulla persecuzione delle streghe nel Medioevo.
Lentamente e disperatamente la coppia raggiunge questa piccola isola nei boschi, lontano da tutti e da tutto.
La scelta non si rivela del tutto saggia e ben presto le paure della donna arrivano ad assalire anche l’uomo e la razionalità ha la peggio di fronte ad un complesso universo femminile, che non è stato creato da Dio, ma da Satana.
Il dolore lascia il posto alla disperazione, alla rabbia, alla follia. La donna sembra guarita, ma in realtà si tratta di una quiete prima della tempesta.
Fa tutto parte del piano, oscuro e malefico, manipolatorio e misogino e ben presto l’uomo verrà avvolto da questa esplosione del male.
La donna colpisce, fa un passo indietro, fa credere che sia pentita e quando è riuscita a convicerti sferra un nuovo e più violento attacco.
Perchè la donna è il Male, la donna è l’Anticristo: non era l’uomo che nel Medioevo mandava al rogo donne innocenti, ma donne diaboliche, streghe, che venivano punite a causa della loro natura maligna.
Il sesso non è più piacere, ma dolore. Ed è qui che entrano in gioco alcune delle scene più brutali del film: la donna che si masturba sotto una imponente quercia e chiede all’uomo di essere picchiata, la donna che masturba l’uomo fino a fargli eiaculare sangue, la donna che si mutila con un paio di forbici, che taglia via il piacere per lasciare spazio al dolore.
Simboli e codici - non tutti chiari, ed è per questo che il fim avrebbe bisognodi una seconda, terza o quarta visione - che si susseguono senza sosta, visioni malefiche o avvertimenti benigni?
Dove sta la verità?
E’ davvero la donna l’originale e la sede del Male o è l’uomo, con la sua insistente razionalità, che giunge a questa conclusione?
E’ Defoe/Von Trier che non riuscendo a spiegare l’universo femminile formula questa teoria?
E’ la donna/il Male che morendo, contrariamente al Cristo, si fa carico delle ingiustizie inferte al genere umano, liberando così un’orda di donne martoriate, torturate ed uccise che ora salgono la collina per raggiungere finalmente il paradiso?
O è l’uomo/Cristo che sconfiggendo e bruciando il Male/la Donna porta a questa liberazione collettiva?
E le donne, senza volto e quindi senza identità, erano davvero innocenti?
E se fosse l’uomo il vero cattivo, il vero male dominatore a cui tutte le donne ritornano?
Un intreccio narrativo degno di un trattato di psicanalisi; un simbolismo strisciante che attraversa il bosco, con gli elementi naturali che si scatenano; carni martoriate, animali portatori di soluzioni mistiche; sangue, sesso, disperazione, rassegnazione: il tutto verso la soluzione finale, profetizzata nelle sacre scritture.
La natura nell'immaginario collettivo viene dipinta come colei che dispensa la vita, nel film è protagonista indiscussa e rappresenta il male con le sue ombre inquietanti, i loculi nelle radici, i  fruscii nei cespugli,  i suoi animali portatori di cattiva novella.
Non è facile decifrare un’opera come Antichrist, un horror, ma anche un dramma, un sogno, un viaggio nella psiche umana.
Antichrist è sicuramente un film sul dolore, sulla morte, sul lutto, sull’assurda realtà delle emozioni umane, ma è anche un film sull’Uomo e la Donna, sul Male, è un film di Lars Von Trier, per Lars Von Trier, su Lars Von Trier e con Lars Von Trier.
E’ un opera cinica, estetica, misogina, liberatoria ed estremamente complessa.
Un film sicuramente non per tutti, fatto di immagini, suoni e sensazioni, sogni e visioni che ti entrano in testa passando direttamente e con estrema violenza dallo stomaco.
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26/11
LA VITA E' NELL'ACQUA
Il 19 novembre 2009 è stata scritta, dal Parlamento italiano con la privatizzazione dell’acqua, una delle pagine più buie e culturalmente “scandalose” che la storia del Paese ricordi.
Con 302 voti a favore e 263 contrari la Camera ha convertito in legge il decreto per la privatizzazione dell’acqua.
E'la capitolazione del potere politico ai potentati economici.
E’ il trionfo del mercato e del profitto, dell’interesse personale nei confronti dei diritti di molti.
E’ il lento ma inesorabile declino della democrazia che con questo attentato espropria Comuni e Regioni da loro precise funzioni.
Essa crea un ulteriore squilibrio tra realtà ricche e povere del nostro Paese creando, anzi accentuando, un problema dai notevoli risvolti sotto il profilo sociale , economico, umano e per quel che concerne la salute dei cittadini per le sue ripercussioni nel contesto igienico sanitario.
Secondo le associazioni dei consumatori questa scellerata operazione, comporterà a regime aumenti compresi tra il 30 ed il 40% in più per ogni famiglia.
Sono lontani i tempi, eravamo nel 1300, in cui S.Francesco d’Assisi nel Cantico delle creature scriveva:
” Laudato sii o mio Signore,per sora acqua la quale è molto utile, umile, preziosa e casta”.
Ordunque questo bene primario dopo circa un millennio ed in una situazione di crisi idrica grave, con il surriscaldamento del pianeta che rischia di compromettere irrimediabilmente i ghiacciai ed i nevai, si da in gestione ai privati che ne trarranno dei notevoli benefici economici a spese della collettività.
Noi,non possiamo che fare del nostro meglio e provare a farne un uso più oculato evitando inutili sprechi anche in considerazione del fatto che per carenza idrica 1 miliardo di persone non dispone di sufficiente acqua potabile, 2 miliardi non hanno accesso ai servizi igienici adeguati.
L'acqua sulla Terra è il 40 per cento in meno di trent'anni fa, e nel 2020 tre miliardi di persone resteranno senza.
Ma gli Stati più forti stanno già sfruttando la situazione per trasformare questa risorsa in bene commerciabile.
Il pianeta è rimasto a secco e, guarda caso, ce ne siamo accorti troppo tardi.
Sotto la spinta della crescita demografica e per effetto dell'inquinamento, le risorse idriche pro capite negli ultimi trent'anni si sono ridotte del 40 per cento.
Gli scienziati avvertono che, intorno al 2020, quando ad abitare la Terra saremo circa 8 miliardi, il numero delle persone senza accesso all'acqua potabile sarà di 3 miliardi circa.
Le soluzioni prospettate finora per far fronte al problema hanno cercato di aumentare l'offerta, piuttosto che di contenere la domanda, rivelandosi però inefficaci: le grandi dighe sono al centro di dibattiti per gli alti costi umani e ambientali e per la razionalità ecologica, mentre la desalinizzazione, oltre ad avere costi economici proibitivi, presenta forti controindicazioni dal punto di vista ambientale ed energetico.
Questi e altri stratagemmi mostrano tutti i loro limiti rispetto al complesso ecosistema del ciclo dell'acqua.
Di fronte al fallimento della tecnica, aumentano le previsioni catastrofiche sulla battaglia planetaria che si scatenerà per l'accesso all'"oro blu" del XXI secolo.
"Il whisky è per bere, l'acqua per combattersi", sosteneva Mark Twain, e le tesi di osservatori internazionali, personalità politiche ed esperti di strategia sembrano confermare quella riflessione.
Di fronte ai dati allarmanti sullo stato delle risorse idriche del pianeta, la maggior parte degli esperti hanno dichiarato che
"le guerre del ventunesimo secolo scoppieranno a causa delle dispute sull'accesso all'acqua".
Quello delle "guerre per l'acqua" è un tema che si presta a catturare l'attenzione e le preoccupazioni dell'opinione pubblica, vista la centralità - e addirittura la sacralità - che l'acqua riveste in molte società e culture.
Eppure il discorso, presentato esclusivamente nei termini della crescente scarsità - e conseguente rischio di conflitti armati - può risultare semplicistico: si tende a presentare la situazione come immodificabile, quasi apocalittica, senza interrogarsi sulle cause reali che hanno portato il pianeta sull'orlo del collasso idrico e che impediscono a un terzo dell'umanità di avere l'accesso diretto alle acque potabili.
Bisogna ricordare che il diritto all’acqua, come tutti i diritti dell’uomo,si basa sulla dignità umana e non è possibile affidarne la gestione ai privati.
Senza  acqua la nostra vita è messa continuamente a repentaglio, quindi il diritto all’acqua è e deve essere considerato sempre più un diritto universale inalienabile.
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19/11
IL DECALOGO DELLA PAURA
 Per capire quale imbarcazione sia necessaria per attraversare il mare è necessar io prima di tutto parlare e ragionare con chi il mare sa cos’è.
Spiegare che cos’è il mare, le emozioni che evoca, le luci, i tramonti, gli odori i suoni a chi non l’ha mai visto.
Non basta dire che c’è tanta acqua.
 “Dalle sentenze, dai provvedimenti, dalle affermazioni di rappresentanti istituzionali, dall’orientamento culturale, dalle reazioni, dai metodi attraverso i quali l’informazione tratta questo argomento, ho tratto un decalogo che può essere utilissimo ad ogni donna stuprata.
Abbiate pazienza: se queste cose le sapete prima, è meglio.
Dopo uno stupro, quando farete la denuncia, dovete sapere che succederà questo:
1 - Se lo stupro avverrà in casa vostra, se è stato vostro marito o il vostro fidanzato a stuprarvi e soprattutto se l’uomo che vi ha stuprato non è “straniero” sappiate che nessuno si occuperà di voi.
2 - Se lo stupro avverrà fuori casa e ne sarà responsabile un italiano sappiate che tutti vi diranno che un po’ è colpa vostra, che ve la siete voluta e che avevate sicuramente un piano perverso per fare cattiverie al vostro stupratore.
3 - Se lo stupro avviene fuori casa ed è un italiano ricordatevi che tutti cercheranno di giustificarlo: diranno che è depresso, malato, che è stato colto da un raptus o che era sotto l’effetto di strane droghe che lo hanno trasformato da p
otenziale candidato al premio nobel per il rispetto dei diritti umani a efferato criminale femminicida.
4 - Se lo stupro avviene fuori casa ed è uno straniero ricordatevi che a nessuno comunque importerà di voi.
Tutti saranno felici di strumentalizzarvi per realizzare piani politici razzisti contro tutti gli immigrati, le immigrate finanche i bambini e le bambine di etnie diverse dalla nostra.
5 - Se lo stupro avviene fuori casa ed è uno straniero, qualunque sia l’amministrazione comunale o governativa in carica, sentirete sempre parlare di una parola della quale voi avete perso il senso: “sicurezza”.
Nessuno vi chiederà come mai eravate costretta a prendere il tram, il bus, la metro in periferia a tarda ora.
Nessuno si interrogherà sulla vostra situazione economica.
Nessuno si chiederà come mai voi avete persino difficoltà a pagarvi un avvocato.
Ma tutti vi chiederanno di riconoscere che l’aministrazione in carica sta attuando grandissimi piani per la sicurezza dei cittadini.
6 - Se lo stupro avviene fuori casa ed è un italiano sappiate che nel momento in cui voi vi lamenterete perchè il vostro stupratore è stato trattato con troppo riguardo, perchè tutti provano a giustificarne i gesti e nessuno riconosce in voi effettivamente una vera vittima allora strumentalizzeranno tutto questo per dimostrare che è necessario che i giudici siano messi sotto controllo dal governo e dunque che si ritiene indispensabile una riforma della giustizia che renda più semplice a potenti, ricchi, cavalieri, uscire fuori dalle proprie disavventure giudiziarie senza perdere molto tempo.
7 - Se lo stupro avviene fuori casa ed è uno straniero potreste trovarvi a sentire parlare di “ronde” e di “certezza della pena”.
Nessuno vi dirà mai che le ronde sono gruppi di persone che si dilettano in giri di controllo dei quartieri per trovare esseri umani dalla pelle di colore diverso dalla loro e pestarli a sangue.
Nessuno vi dirà mai che la certezza della pena non vi regala alcuna autonomia.
Nessuno vi parlerà mai di “certezza del reddito”.
8 - Se lo stupro avviene fuori casa ed è straniero sappiate che ci sono nazionalità precise non gradite al governo in carica: quella rumena, araba, nord e sud africana.
Se vi stupra un americano o un europeo la vostra storia non troverà spazio in nessuna fonte di informazione o quasi.
9 - In qualunque luogo avvenga lo stupro sappiate che le fonti di informazione ufficiali solitamente vi tratteranno: a) da puttana; b) da povera vittima che ha bisogno del soccorso del macho forte; c) da persona che vive in un ambiente degradato “ove maturano questo tipo di reati”; d) da vittima al servizio del governo di destra o di centro-sinistra, eguali nelle strategie sulla “sicurezza” mirate alla limitazione della libertà dei cittadini e delle cittadine.
10 - Dopo lo stupro avrete la sensazione di essere stata stuprata altre mille volte da tutte le persone che vi hanno usata e vi hanno inflitto violenza per gliscopi più svariati.
Potreste chiedervi se avete fatto bene a denunciare, se effettivamente questo era il modo attraverso il quale voi volevate superare la vostra gravissima esperienza, se non era meglio che ve ne stavate chiuse in casa per non incontrare quello che vi ha stuprato la prima volta e tutti gli altri che a turno hanno continuato senza pietà a usarvi per i loro fini.
Potreste chiedervitutto questo ma innanzitutto continuate a ricordare che voi siete più importanti di tutti i fottuti e disumani stronzi che vi girano attorno come avvoltoi in attesa che il vostro cadavere gli sia utile per giustificare qualunque altra cosa.”
 Enza Panebianco.
 Ecco, sapute tutte queste cose, semmai vi capitasse di essere stuprate potete immaginare alcune soluzioni:
a) denunciare e rivolgersi immediatamente ad un centro antiviolenza laico che vi tutelerà da qualunque forma di strumentalizzazione e si occuperà di voi - senza mai attribuirvi la “colpa” di nulla - qualunque siala provenienza, la collocazione sociale, la posizione economica, del vostro stupratore;
b) espatriare verso stati come la Spagna che affrontano la questione in maniera assai più civile;
c) fare un corso di autodifesa, formare una pink gange difendervi da sole da chiunque.
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12/11
ROY BUCHANAN
Giusto per chiarire:Roy Buchanan e’ uno dei chitarristi piu’ tecnici e contemporaneamente emozionali che la storia del rock ricordi.
Pero’ voi non l’avete mai sentito,giusto? Beh,non e’ un caso.
Nel 1971 la tivu’ pubblica americana gli dedico’ un documentario intitolato “Il migliore chitarrista sconosciuto del mondo”.
La cosa fece girare le palle la trentacinquenne Roy,ma dopo 20 anni a zonzo per i club d’America come sideman,la sua carriera fu rilanciata.
Era un burino dell’Arkansas,intriso di superstioni religiose e cacciaballe inveterato (non s’e’ mai capito se avesse rifiutato il posto lasciato da Brian Jones negli Stones).
La pericolosa propensione per alcol e droghe,unita al carattere impossibile,hanno reso la sua carriera un continuo saliscendi.
Il look era sconcertante:conciato spesso come un turista con camicia hawaiana e paglietta,completava il disastro con un riporto che neanche Strippoli nella Golden Era di Novantesimo Minuto.
Ma con la sua Telecaster del ’53 Roy faceva di tutto:urlava,singhiozzava,ti accarezzava  e ti scorticava, suonando blues,country e rock’n’roll.
E’ stato il primo a far fischiare le corde e a ottenere l’effetto “violino” col controllo del volume,prima che con gli effetti ci riuscisse ogni chitarrista cialtrone.
Lui usava solo le dita.
Aveva sempre bisogno di soldi,tanto che a un certo punto si mise a fare il barbiere pur di avere un salario sicuro, ma preferiva un bar da cento persone a qualunque sala di concerto perche temeva il successo,che gli avrebbe imposto disciplina e obblighi.
Odiava provare e diffidava di tutti: musicisti che avrebbero potuto copiarlo e manager che lo avrebbero fregato ancora una volta.
In sovrappiu’ c’era Judy, madre dei suoi 8 figli e straccia cazzi di dimensioni abnormi, gelosa della vita on the road.
Insomma,un disastro.
Ma da meta’ degli anni 80 Buchanan ottiene finalmente i riconoscimenti che merita, finche’una sera dell’agosto ’88, ubriaco come una zampogna, minaccia la moglie e finisce in cella dove poi lo trovano impiccato.
Versione della polizia contestata (il cadavere era pieno di lividi) e caso mai chiarito.
Questo genio incapace di mettere a frutto la sua arte oggi avrebbe 70 anni.
I suoi dischi migliori rimangono le testimonianze dal vivo come l’incendiario Live Stock.
Procuratevelo,non ve ne pentirete.
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05/11
SANGUE,MERDA E VIZIO
 Rino Formica, un dirigente del partito socialista di epoca craxiana è passato al la storia più che per la sua intensa attività politica per una dichiarazione nella quale definiva la politica “sangue e merda“.
Alla luce dei recenti avvenimenti, forse sarebbe il caso di dare una rinfrescata e modificare la frase in “sangue, merda e vizio“.
Non mi interessa l’attività sessuale di Piero Marrazzo, come non mi è interessata quella di Berlusconi.
Finché il tutto avviene tra adulti consenzienti ed il fatto non influenza l’attività pubblica dei soggetti coinvolti, in un paese laico e civile dovrebbe, anzi deve, rimanere un fatto privato.
Non posso fare a meno di notare, però, e questo è un giudizio più da uomo che da cittadino, l’incapacità che ha certa gente di dominare le proprie pulsioni.
Posso capire se di mezzo c’entra l’amore. Una persona, anche matura e in una posizione di rilevo, può condursi ad ogni imprudenza se dominata dal sentimento.
Lo capisco, lo comprendo e non mi stupisce, ma quando di mezzo entra il vizio, la soddisfazione carnale e l’incontinenza, non capisco più e, soprattutto, non giustifico.
Piero Marrazzo, sposato da poco più di quattro anni, con una bambina di otto anni e altre due figlie più grandi, quando mette a rischio la sua famiglia, prima che la sua carica, per una cosa così squallida è un uomo di niente e non merita nessuna comprensione per la vergogna e l’imbarazzo nella quale ha gettato le sue figlie.
Le stesse figlie che dovranno ripensare con preoccupazione e disgusto all’ultimo bacio ricevuto dal padre.
Ed è proprio questa considerazione a coinvolgere il ruolo pubblico di Marrazzo.
E’ vero che quello che fa un uomo nella sua vita privata non deve essere metro di giudizio della sua attività politica, ma l’incoscienza con la quale espone la sua famiglia, l’unica vera ricchezza che si riesce a creare nella vita, secondo me sì.
Perché se uno non tiene alla propria famiglia, non potrà mai tenere per niente altro e tanto meno per una cosa inconsistente ed eterea come la cosa pubblica.
Mi chiedo: il problema è che Marrazzo ha pagato per avere prestazioni sessuali e si è fatto ricattare (quindi è ricattabile), oppure il problema è che Marrazzo ha avuto rapporti con un trans?
Ma che razza di Paese stiamo disegnando?
Mi riferisco in particolare a due fatti.
Un fatto piccolo e brutto ma che giganteggia nei media e nelle conversazioni della gente, come appunto il caso Marrazzo
e un fatto gigantesco e radicale che è passato quasi inosservato, vale a dire una sconvolgente sentenza della Cassazione che ha ridefinito il concetto di famiglia: non pensate più, hanno detto gli emeriti ermellini della II sezione penale, alla famiglia secondo natura e tradizione, padre-madre e figli, ma è famiglia «ogni consorzio di persone fra le quali, per strette relazioni e consuetudini di vita, siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo.
Per dirsi famiglia è sufficiente una certa "stabilità del rapporto".
Insomma la famiglia come noi la intendevamo da millenni non c’è più per legge e noi stiamo ancora a parlare di mogli, madri e figli…
Sulla base di quella definizione di famiglia, sono famiglie le coppie omosessuali o i conviventi di ogni tipo;
se due o più studenti o lavoratori condividono per un apprezzabile periodo di tempo lo stesso tetto e hanno consuetudini di vita insieme, sono una famiglia; se un signore anziano vive con una badante ed è assistito, quella è una famiglia.
E si potrebbe estendere la famiglia a interi condomini, squadre di calcio o clan di prostitute che vivono sotto lo stesso tetto e lo stesso pappone.
Se Marrazzo andava davvero con frequenza nella casa del trans brasiliana, come ha dichiarato lei stessa, Natalì, e aveva un rapporto ormai consolidato e solidale da sette anni, quella di Marrazzo e il trans è una famiglia, non meno famiglia, in termini di legge, di quella che Marrazzo aveva con sua moglie e i suoi figli.
Ubicata in via Gradoli, dove un tempo si nascondevano i terroristi che rapirono Moro e oggi si imboscano governatori eccitati…
Ci toccherà rimpiangere il tempo delle Brigate rosse?
Mi preoccupa la decadenza, l’allucinazione collettiva, la totale perdita dei confini non tanto fra la norma e la violazione, ma tra la realtà e l’immaginazione, tra la vita e il sogno.
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28/10
Il Grande Fratello
"Se Heidegger avesse visto almeno una puntata avrebbe riscritto tutto il 16 paragrafo di “Essere e Tempo”.
C’è una casa,dove sono rinchiusi un numero imprecisato di giovani, variamente combinati.
Farlocchi, riccioloni, bonazze, insipide, ogni tanto si vede un neurone che corre follemente da una stanza all’altra tra terrore e desolazione.
È solo, e non sa dove si trova.
Per il resto ci sono cristiani e pathos, più o meno di plastica entrambi.
Sono incantato...
All’inizio mi interessava il profilo scientifico della cosa, speravo che il mercato fosse un po’ più sadico della deontologia nella ricerca psicologica, e speravo davvero che ficcassero una serie di cristiani in uno spazio chiuso per tot mesi senza contatto alcuno con l’esterno e le telecamere puntate sul loro spontaneo scannamento reciproco.
Utopistico tutto sommato, ma li per li ci avevo creduto.
A quel punto la cosa interessante non era il plot, ma Hobbes e l’annullamento del contratto sociale, lotte selvagge sui materassi, stato ferino, gente che avrebbe cominciato a mangiare colle mani, e insomma sette otto processi per omicidio.
Il mercato però è si, più sadico della ricerca scientifica, ma in modo meno appariscente.
Una grossolana simulazione dell’esperienza affettiva.
Al pubblico del Grande Fratello, è proprio questa grossolana miscellanea, ad appassionarlo.
D’altra parte, non è una novità nella storia dello spettacolo: è anzi, quasi un ritorno all’origine, agli schemi della commedia dell’arte.
All’origine il teatro si faceva sulle gradinate delle chiese ed era una faccenda di poveri itineranti, aveva qualcosa senza dubbio di metafisico e invasato che oggi non solo non ha il Grande Fratello, ma non può avere la produzione artistica di quasi tutt’un epoca.
Ma come il Grande Fratello oggi, la commedia dell’arte aveva dei personaggi fissi – la carina, il ricco sbruffone, il furbetto, il sensibile,lo scemo.
Un canovaccio e una recitazione non canonizzata in cui si mescolavano, con grandissima confusione, sentimenti veri e simulazione.
Non erano veri attori, non erano veri soggetti sociali,non appartenevano al mondo civile,non appartenevano al mondo dello spettacolo.
Si ritagliavano un’esistenza romantica e straziata sui loro carrettini, spostandosi da una chiesa all’altra inscenando amori finti colorati di amori veri,amori veri inscenati da amori finti.
Così nel Grande Fratello.
C’è il canovaccio, ci sono i personaggi fissi, c’è l’altalena tra vissuto e recitato, in un delirio di mancato controllo sul proprio destino.
E’ illuminante.
Se Heidegger avesse visto almeno una puntata avrebbe riscritto tutto il 16 paragrafo di “Essere e Tempo”.
E’ la cura come l’essere dell’esserci.
E’ geniale,una sassata.
E' il compito del pensare che e' cambiato.
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22/10
GIORGIO BOCCA
“Quando sento dire ” gli italiani sono intelligenti”, “gli italiani sono bravi”…
  Ma non è vero!.. gli italiani sono poco intelligenti perché stanno distruggendo
  questo bene che è la libertà e la democrazia”.
Leggo con avidità i suoi editoriali.
Il suo scrivere, sempre posato ma orgoglioso, ha qualche cosa di consolatorio per me. Spesso infatti si vorrebbe davvero non essere italiani.
Lui mi dice che non è una cosa poi tanto assurda.
E’ un uomo anziano e sconfitto.
Ha visto le peggiori brutture, ha lottato “per un mondo migliore” per poi passare degli anni a sperare che non fosse stato vano.
Infine ha dovuto constatare che invece è servito a poco quel lottare.
Certo, viviamo in un mondo formalmente migliore di quanto non sia stato nel ventennio, non ci sono guerre all’orizzonte (e questo già basterebbe), ma per il resto si prova un senso di solitudine e impotenza.
Quello che un tempo ci venne sottratto con la forza, e che con la forza riconquistammo, ora può esserci sottratto con l’inganno e noi non saremmo capaci di riappropriarcene con l’inganno poiché non siamo geneticamente portati.
L’unica sarebbe usare l’intelligenza, la più valida antagonista di ogni inganno, ma nessuno può avere la presunzione di essere più intelligente degli altri.
Ci rimane solo la speranza, virtù teologale, che taglia fuori quasi del tutto il nostro agire.
L’unica buona notizia è che, comunque, nonostante tutto, Giorgio Bocca continua a scrivere.
Questo fatto ha di per sé un significato.
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15/10
HAI UN MOMENTO DIO?
 Da che esiste il mondo ci sono stati periodi storici che hanno tracciato quell a che poi sarebbe stata la via per crescere e ricostruire,anche ripartendo da guerre inimmaginabili.
Tutto questo perche’ all’origine c’era sempre quella voglia di vita e di liberta’,parola che oggi sembra essere sulla bocca di tutti,quando poi,in realta’ nessuno fa niente per rispettarla.
Forse l’oppressione fa meno paura ed e’ piu’ facile da gestire in questa societa’ corrotta da falsi sogni e miti senz’anima.
Il denaro ha corrotto il mondo intero,si e’ perso il rispetto per se stessi e il senso della vera amicizia ed e’ per questo che quando si trova un amico bisogna tenerselo ben stretto,perche’ questo ci fara’ sentire meno soli e piu’ forti.
Ci sono giorni in cui sembra che nulla abbia piu’ senso.
La nostra societa’ ci vuole tutti in fila per due,ingessati e strafatti di droghe vere e mediatiche,seduti davanti a uno schermo a guardare il culo delle veline, mentre qualche coglione ci dice che tutto va bene,facendo credere a queste nuove generazioni che basta partecipare a qualche reality show per risolvere la propria vita.
Gli autori di questi programmi andrebbero messi in galera come spacciatori di demenza,altro che droga.
E intanto ogni giorno migliaia di persone si ritrovano senza lavoro.
Hai un momento Dio?
Salvaci e regalaci un po’ di verita’.
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07/10
LIE TO ME
“In media, ogni persona mente tre volte ogni dieci minuti.”
 Lie To Me è una nuova serie tv che racconta la storia di un gruppo di persone specializzate nello studio delle microespressioni e del linguaggio corporeo in generale, al fine del rilevamento delle bugie (”Lie To Me” = “Mentimi”).
Queste persone fanno parte di una società che collabora con privati e vari agenzie governative, insomma: sono dei veri e proprio “scopritori di bugie”.
Sembra una cazzata?!
Allora stai pronto a ricrederti in pochi secondi, perché tutto si basa su conoscenze scientifiche.
La serie non è fantasia, ma sia basa sugli studi di uno degli psicologi più famosi al mondo: Paul Ekman.
Ekman ha studiato per più di 40anni le espressioni facciali facendo delle scoperte molto interessanti:
Ha portato alla luce l’affascinante mondo delle microespressioni, cioè espressioni di durata ridottissima (meno di una secondo) utilissime per l’indagine delle emozioni.
In molti casi vediamo queste espressioni negli altri senza nemmeno saperlo.
Hai presente quando percepisci che una persona è arrabbiata anche se non mostra segnali evidenti di ira?
Ecco, in quel caso è molto probabile che tu abbia notato una sua microespressione senza rendertene conto.
Ekman ha scoperto e reso nota l’universalità delle espressioni. In altri termini ha mostrato come le emozioni si manifestino alla stessa maniera in ogni persona, a prescindere da luogo, etnia e cultura.
In altri termini, le tue espressioni di paura, rabbia, felicità ecc. ecc. sono uguali a quelle di un abitante delle Nuova Guinea che non è mai venuto in contatto con la cività.
Ha scoperto come le espressioni influenzino lo stato d’animo.
Se ad esempio ti sforzi di sorridere, il tuo stato d’animo inevitabilmente subirà una variazione.
Di norma considero “buttato” il tempo che spendiamo davanti alla televisione a meno che non si tratti di pochi programmi interessanti: uno di questi è sicuramente “Lie to Me“.
Ma questa serie è importante solo per scoprire le bugie?
La serie parla di molte altre cose interessanti come la lettura del linguaggio corporeo in generale ed altre preziosissime nozioni di psicologia con un occhio particolare verso la sfera emotiva.
Emozioni quindi, emozioni e la capacità di leggere tali emozioni.
Questa capacità può essere migliorata in due modi:
  Allenamento inconscio: interagire con un elevato numero di persone in contestiad alta emotività.
Questo è quello che ho fatto fino ad adesso, e quello che ognuno può fare interagendo con molte persone.
E’ una cosa molto semplice: come un surfista più sta in mare e più capisce a prima vista quale sarà una buona onda, così un bravo seduttore più interagisce con le persone (e in particolar modo con le donne in situazioni seduttive) più sarà in grado di riconoscere le microespressioni e determinare le emozioni e i cambiamenti di umore.
  Allenamento conscio: studiare sistematicamente linguaggio corporeo e microespressioni.
A tal proposito Ekman ha creato un programma (disponibile online) che consente di allenarsi nel riconoscimento delle microespressioni con livelli di difficoltàsempre crescenti.
Il programma si chiama METT e personalmente non l’ho ancora provato ma ho tuttal’intenzione di farlo.
Se invece vuoi qualche cosa di più veloce ti segnalo un libro che tratta di come svelare le bugie e scoprire chi mente, il libro è : “Scacco alla bugie” di Valter Romani.
Ora hai 3 validi strumenti per conoscere meglio il linguaggio corporeo:
1. La serie tv “Lie To Me”
2. Il programma METT per il riconoscimento delle microespressioni.
3. Il libro “Scacco alla bugie” di Walter Romani.
Ti basta?
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01/10
NELLA VALLE DI ELAH
Il Filisteo Golia gridò a Davide:
"Fatti avanti e darò le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche"
  Un giovane marines torna dopo più di un anno dall’Iraq, ma non si presenta all’appello dopo la breve licenza concessagli, né tantomeno dà notizie a casa.
A mettersi sulle sue tracce sono - con motivazioni e interessi diversi - la polizia militare, una giovane detective e il padre: ma quando ne ritrovano il cadavere il mistero s'infittisce, e solo l’ostinazione e la premura del vecchio genitore sveleranno la tragica verità.
Davide rispose al Filisteo:
"Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai insultato. In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani. Io ti abbatterò e staccherò la testa dal tuo corpo e getterò i cadaveri dell'esercito filisteo agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche; tutta la terra saprà che vi è un Dio in Israele"
Nella Bibbia, la Valle di Elah è il luogo in cui si affrontano il gigante filisteo Golia e l’indifeso pastore di Israele Davide.
Scontro apparentemente ad armi impari che si rivela, complice una fionda e l’arguzia del giovane Davide, appannaggio del più debole.
Nella Valle di Elah, di Paul Haggis, il nemico non ha un volto facilmente riconoscibile:
il potente si ammanta nella bandiera a stelle e strisce insanguinata e il più debole impara atrocemente a scendere a patti con una crudeltà di cui probabilmente ignorava di potersi armare.
L’ex sottoufficiale Hank Deerfield (un Tommy Lee Jones monumentale e granitico, fisico e simbolico insieme) persegue un’indagine non ufficiale a seguito della morte del figlio, soldato da poco tornato dall’Iraq, e ritrovato carbonizzato e fatto a pezzi ai margini di una strada.
E’ un uomo che crede nell’America e nella sua bandiera.
Attraverso la tragedia che gli tocca vivere, si rende conto però di come l’America stia accumulando, una dopo l’altra, da decenni, generazioni di reduci.
Uomini che vanno in cerca ciascuno della propria guerra e se la trascinano dietro per tutta l’esistenza.
Ci sono film con messaggi subliminali, altri con richiami incomprensibili, altri ancora con grida chiare ed estreme, esplicite, quasi strazianti.
Nella valle di Elah non urla con la gola, perché non può, non sa più farlo, ma urla con la simbologia, anche a costo di sprecare una sceneggiatura ai limiti della perfezione con un qualcosa di troppo esplicito: la bandiera capovolta.
E’ la fenomenologia di un Paese che si racconta attraverso il tracollo umano dei suoi figli,  reclutati con degli ideali
(”mio figlio era li’ per esportare la democrazia“)
e trasformati in psicopatici criminali e torturatori, giunti al di la’ di ogni limite sopportabile, ai bordi della sociopatia e oltre.
E’ un apologo, un film commovente che lancia un grido pacifista, a chi per potere o solo per mire “colonialiste” ha lasciato che Davide andasse a combattere contro Golia:
perché l’hanno lasciato combattere? Era solo un ragazzo…
Una scelta che non vorremmo mai più vedere.

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24/09
IL GRANPROSCIUTTO ROVAGNATI
Curiosamente, la morte di Mike Bongiorno è stata il segnale per una specie di campagna denigratoria del culturame italiano contro Umberto Eco.
Tutti gli articoli sui principali giornali fanno riferimento, quasi tutti al negativo, al breve saggio del 1961 intitolato 'Fenomenologia di Mike Bongiorno'.
Una cosa viene in mente: Eco,nel 1961,aveva guardato con attenzione i programmi di Bongiorno; i suoi critici attuali da quanti anni non vedono un programma di Bongiorno?
Tutti gli articoli parlano di Lascia e Raddoppia e soprattutto di Rischiatutto, cioè un programma che buona parte del culturame giornalistico ha visto da bambino quando c'erano solo due canali...
Nessuno ha nulla da dire su La Ruota della Fortuna o Il Migliore...
Nel suo saggio, per tanti aspetti datato, Eco presenta la popolarità di Mike Bongiorno come vittoria dell'Everyman sul Superman, come il trionfo della mediocrità sulla qualità e ciò come sintomo dell'affermarsi della televisione: l'Eroe rimane indietro, al cinema, nei fumetti, persino nei romanzi.
Il nuovo successo è sempre più disgiunto dall'eccellenza.
Bongiorno ha successo come presentatore, cioè come una persona che, in teoria, avrebbe ben poca importanza e comunque subordinata.
Invece, come dimostra ancor di più la tivù attuale, il ruolo del presentatore-mediatore ha continuato a crescere fino a occupare la maggior parte dello spazio mediatico.
In molti articoli l'educazione di Bongiorno è presentata come molto diversa dalla maleducazione e volgarità imperanti (così dicono) nella tivù attuale.
Invece Bongiorno è il precursore della tanto deprecata tivù moderna in cui il successo è completamente slegato da qualsiasi talento specifico:
in questo senso il saggio di Eco è perfettamente centrato e profetico.
“Il caso più vistoso di riduzione del superman all’everyman lo abbiamo in Italia nella figura di Mike Bongiorno e nella storia della sua fortuna. […] quest’uomo deve il suo successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio cui dà vita davanti alle telecamere traspare una mediocrità assoluta. […] Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. […] In compenso Mike Bongiorno dimostra sincera e primitiva ammirazione per colui che sa. […] professa una stima e una fiducia illimitata verso l’esperto. […] Mike Bongiorno parla un basic italian. Il suo discorso realizza il massimo di semplicità. Abolisce i congiuntivi, le proposizioni subordinate, riesce quasi a rendere invisibile la dimensione sintassi. Evita i pronomi, ripetendo sempre per esteso il soggetto, impiega un numero stragrande di punti fermi. […] Non è necessario fare alcuno sforzo per capirlo. Qualsiasi spettatore avverte che, all’occasione, egli potrebbe essere più fecondo di lui. […] Mike Bongiono è privo del senso dell’umorismo. Ride perché è contento della realtà, non perché sia capace di deformare la realtà. Gli sfugge la natura del paradosso […] Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello. Nessuna religione è mai stata così indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti”.
Ciao Mike...
con il tuo linguaggio semplice e le tue gaffe, immerso in un mare di spot e telepromozioni, capace di esaltare il Granprosciutto Rovagnati come se davvero lo amassi con tutto te stesso.
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17/09
Grazie Fernanda
 “I pensieri sorgono senza sosta,
Breve è la durata di ogni vita.
Cento anni, trentaseimila giorni:
La primavera passa, la farfalla sogna.”
 Zen di Daichi (1290-1366)
 Mi trovo sotto un cielo stellato.
Le costellazioni si vedono nitide, distinguo chiaramente l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore (o Grande e Piccolo Carro) e altre figure geometriche formate dalle Stelle ma di cui non so il nome.
Sotto, il mare riflette il blu notte del cielo, le onde si muovono placide, la sabbia è fredda e umida.
Ciao Fernanda,
quando ho aperto la pagina Web, m’è cascato un sasso nel cuore.
Eri anziana – lo sapevo, prima o dopo doveva succedere – però non cambia niente: da domani, mi mancherai e basta.
Perché, con te, si chiude definitivamente un periodo, quel bel periodo che vide l’incontro fra l’America scanzonata e ribelle, depressa e cupa con l’Europa che tergiversava fra un verso, un poeta ed una guerra.
Oggi, quel legame è definitivamente reciso: non serve se qualche anziano beatnik ancora sopravvive, osserva il mondo, prova a descriverlo.
Perché, oramai, tutto tace.
Peccato che il tuo figlio in arte, Fabrizio, se ne sia andato prima di te: forse, solo lui sarebbe stato in grado di ricucire i fili di quella poetica, di quel perdersi per arpionare il vero.
I sentimenti da raccogliere sono ancora tanti – come lumini sparsi nel vasto mare di Genova – ma non ci sarà più nessuno a raccoglierli.
A ricordarci la nostra solitudine di bimbi sperduti, abbandonati sull’Isola che c’è, quella delle certezze vuote come zucche seccate al sole che solo voi, con la poesia, sapevate riempire.
 Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria.
Un bacio, Fernanda.
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28/05
IL COMANDANTE DI UN VOLO INFINITO
 Un passo oltre le definizioni c’e’ Paolo Maldini.
Dove finisce la storia inizia lui.
Sempre in viaggio per vincere eppure mai in movimento.
Emozione a  360 gradi,una carriera ne rossa ne nera,semplicemente rossonera.
Una vita dentro una maglia.Il 3 come filosofia:numero perfetto addosso a un giocatore senza tempo.
Non solo difensore,non solo un giocatore di calcio.
Non lo e’ mai stato.
E’ stato sempre molto di piu’.
Paolo e’ un esemplare unico,non replicabile.
Una carriera che ha sfidato la legge del tempo.
Più di 20 calendari sbiaditi, ingialliti, consumati da un tempo che tutto trascina e tutto cambia.
O quasi.
Eterna corsa fino alla prossima vittoria.
Per il Milan ,per me,Paolo Maldini e’ tutto:un diamante su un campo di calcio.
Abita alla voce del verbo stupire.
E’ il Capitano di se stesso.
Il Comandante di un volo infinito.
Si dice che l'acqua e la vita siano una cosa sola.
Vero come si salva solo chi sa galleggiare.
Chi non si oppone all'onda.
Chi sa baciarsi il mare.
Buona Estate.
Ci rileggiamo a Settembre.
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21/05

LE DONNE LO SANNO?
Donne nude ovunque.Pubblicità. Televisione.Cinema.
Ora anche sui cellulari, nell’esaltazione del peggior cattivo gusto a cui abbiamo mai assistito.
Ma cosa spinge le donne ad accettare di essere trattate come soprammobili?
Perché le donne, che per secoli si sono battute per i loro diritti (al voto, all’educazione, al sapere, alla gratificazioni), ora si sbranano a colpi di phon per un passaggio in tv?Difficile rispondere.
Scrive Adrian Michaels, giornalista inglese:
«Mi sono chiesto perché nessuno sembri preoccuparsi dell’uso incongruo che viene fatto della donna nella pubblicità e nelle tv (…) Davvero le italiane ritengono accettabile “vedere” quiz, stimolando i genitali maschili invece del cervello?»
Il gentil sesso dovrebbe dire basta con il luogo comune della donna “bella ma oca”.
Basta con la mercificazione della sua immagine posta solo come contorno agli argomenti seri di mondi e situazioni maschilisti.
Qualcuno più audace, potrebbe azzardare l’attenuante che sia proprio il genere femminile ad alimentare l’atteggiamento maschilista, adducendo che, fino a quando ci saranno donne disposte a farsi dipingere come stupide o disposte a farsi giudicare solo dall’aspetto, perché concentrarsi su altro?
Ma in realtà è la classe dirigente di questa società, sempre più avida, che spinge le giovani generazioni di donne a desiderare la fama, il soldo facile, senza pensare che tutto ha un prezzo.
Tutto ciò porta la battaglia delle donne ad essere ridotta ad una scialba celebrazione di effimera emancipazione, un progresso che è in realtà un regresso.
La realtà sovrasta ogni tentativo di ribellione e così tante donne, che cercano di farsi valere per il loro cervello, si ritrovano strette ed imprigionate in stereotipi e luoghi comuni o racchiuse, banalmente, in “penne famose”:
«Nessuna donna è un genio. Le donne, infatti, sono un sesso decorativo. Non hanno nulla dadire, ma lo dicono con molta grazia» (Oscar Wilde).
E così in un fantascientifico colloquio di lavoro, da qui a cent’anni, al postodella laurea e delle specializzazioni, alle candidate verranno chieste le  misure e di indossare un succinto bikini.
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del 14/05

NON PENSARCI
Non pensarci. A guardare bene, un titolo fuorviante.
Si perchè Stefano, il musicista trentacinquenne protagonista dell’ultimo film di Gianni Zanasi, ci pensa eccome.
Pensa alla sua vita, su e giù per un pub, passando per palchi da cinquanta spettatori a serata, per sale di incisione, per una ragazza che c’era ed un attimo dopo non c’è più.
Ci pensa a tal punto che la vita metropolitana arriva a stargli stretta.
Roma, capitale del mondo, città dai mille angoli nascosti, non soddisfa più l’esigenza concreta di stare alle cose, di impastarsi con la realtà.
Così Stefano si rifugia nella paterna casa romagnola, sparsa su una campagna dai tratti rivieraschi, e si immerge nella complicata realtà familiare.
Un padre infartuato che ha dovuto mollare la professione di una vita, l’imbottigliamento di gustosi sciroppi di fragole e ciliege, una sorella che ha mollato l’università per buttarsi anima e corpo in un lavoro al delfinario del paese, un fratello in via di divorzio, che tenta maldestramente di celare la disperata situazione economico-finanziaria nella quale ha cacciato la fabbrica di famiglia, e una madre,impegnata con scarso successo a tenere le redini di un’unità familiare che sempre più di sovente mostra segni di cedimento.
Una fuga al contrario quella di Stefano, interpretato da un Valerio Mastrandrea assolutamente in forma, densa del recupero di una concretezza di volti e di situazioni all’interno delle quali può non sentirsi estraneo.
“Sono tornato perchè in fondo avevo bisogno di voi”.
Il film ci parla di una vita che non è così semplice come sembra, e che non ha bisogno di una casa grande, di una bella macchina o di un lavoro prestigioso per valere la pena di essere vissuta.
Essere felici  è avere qualcuno nei momenti difficili,  sentirsi veramente importanti ed amati dalle persone a cui vogliamo bene, a cui teniamo di più, ma che spesso sono proprio quelle che trattiamo male e trascuriamo quasi inconsapevolmente, forse a causa di uno strano meccanismo contorto e inspiegabile della mente umana.
La felicità è sì nelle cose grandi, come l’amore, le soddisfazioni sul lavoro, le rivincite, la riscoperta di sé stessi, le grandi emozioni che si provano, è nella distruzione della routine e nella voglia di sorprenderci ogni giorno, di ritrovarci sempre un po’ diversi.
Ma soprattutto la possiamo trovare racchiusa in un attimo che ci toglie il fiato, in uno sguardo, in una sensazione nuova, in una canzone.
La possiamo trovare in una corsa sfrenata e folle verso il cartello che misura la velocità delle macchine, in un salto dal palco verso il proprio pubblico alla fine di un assolo di chitarra, fiduciosi nel mondo, fiduciosi che non ci lasceranno precipitare nel vuoto per nessun motivo.
Perché in fondo la felicità, quella autentica, quella verace, è proprio qui, nelle piccole cose.
L’ultimo volo dal palco, concreto e felice, non più disincantato ma pieno di speranza.
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del 07/05

L’UOMO DEI SOGNI
 “Se lo costruisci lui tornera’”.
Ray Kinsella non riesce a spiegarsi da dove arrivi quella voce profonda e sicura che lo raggiunge mentre lavora nei campi dell’Iowa.Ora tutto e’ verde,attorno a lui.
Quella voce lo insegue,gentile.
Finche’ lui non capisce e comincia a fare quello che la voce gli ha chiesto di fare.
Costruisce un campo da baseball.
Un campo in mezzo alla campagna,che magicamente si popola di giocatori che non esistono.
Meglio,non esistono piu’.
E Ray ritrova suo padre e Shoeless Joe Jackson,un mito del baseball.
Mi fermo qui.
L’uomo dei Sogni di Phil Alden Robinson non si puo’ raccontare.
E’ come raccontare i sogni.
Che alla nostra ragione appaiono come una pallina da ping pong in un tornado,fatti come sono di schegge di desideri e ricordi.
Cosi’ e’ questo film,il mio film del cuore.
Anzi dell’anima.
Non e’ un gran film,forse.
Ma al cuor non si comanda.
Il campo da baseball costruito per il film a Dyersville,Iowa,e’ rimasto li e viene incredibilmente visitato ogni anno da decine di migliaia di persone che inseguono la loro risposta a quella voce.Persone che non hanno smesso di sognare,che non hanno gettato il cervello e il cuore,che coltivano la passione della fantasia.
Il film e’ interpretato da Kevin Kostner e Amy Madigan ma soprattutto da Burt Lancaster e da un fantastico James Earl Jones che da’ vita a uno scorbutico,mitico combattente dei diritti civili.
L’unico che,con Ray,ha la possibilita’ di ascoltare la voce.
Che si presenta solo a chi ha valori nel cuore e la sensibilità’ di poterli inseguire.
E la coscienza che il tempo e’ come un cespuglio,lo si puo’ attraversare e li ci si puo’ rifugiare.
Si puo’ andare e tornare,solo che la fantasia e la capacita’ di sognare non abbandonino mai i viandanti.
La serenita’ del tempo che scorre,della meraviglia della vita e del viaggio.
Una pallina da baseball che viaggia dalle mani di un padre che non c’e’ piu’ a quelle di un ragazzo che coltiva i campi.
L'uomo dei sogni.
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del 30/04

LE NOSTRE UNICHE REALTA’
La paura e la speranza.Quale delle due e’ la verita’ del nostro tempo? Viviamo in un gorgo di inquietudine o in una condizione di fiaba?
Blade Runner e Big Fish sono due possibili metafore del nostro modo di vivere,due sensazioni del presente,due percezioni,due tensioni.
Il film di Ridley Scott e’ una specie di divinazione del futuro. Quella notte perenne,quella pioggia che non finisce,quella tecnologia futile.
La fredda esistenza di repliche di vite vere,di persone costruite,di automi con facce umane e cuore inesistente. Scott ha immaginato il mondo in arrivo,ha fatto i replicanti senza emozioni,li immaginava senza memoria. Un sensazione di cupezza che attanaglia vita e colori,che rende tutto uniforme. Ognuno e’ il suo doppio e ognuno e’ nessuno.
Un mondo senza futuro,immerso in una tensione permanente,cattivo e cinico. A guardare il nostro presente e a confrontarlo con la divinazione di Scott le cose,i colori,la tensione sembrano assomigliarli. Tutti inseguono tutti,tutti hanno paura di tutti.
Eppure tutti hanno bisogno di fiabe,di illusioni,di sogni leggeri come il vento. Tutti cercano storie con le quali vivere altre vite,cercano fedi che rischiarino il cammino,cercano il senso di una vita che fa fatica. Perche’ ieri eravamo sicuri che domani sarebbe stato migliore e questo faceva la nostra energia,ci metteva in marcia.Oggi non siamo sicuri che delle nostre incertezze. Gurdiamo con apprensione la natura che alza la voce e scrutiamo il bollettino di una violenza che,ogni tanto,da lontana si fa vicina e bussa con veemenza alla nostra porta. In Big Fish fantasia e verita’ si rincorrono e si confondono e finiscono con l’assomigliarsi. Cosi’ e’ la fiaba,una verita’ fatta volare,pezzi di realta’ assemblati in modo da sembrare un sogno. Tanto piu’ piove sulle nostre teste quella pioggia fitta e spietata,tanto piu’ ci sembrano giustamente fessi gli ombrelli con il manico illuminato,tanto dobbiamo andare a caccia di sogni e di colori.
Per sfuggire alla notte,per asciugare la pioggia prima che cada. Big Fish e’ un magnifico film. Blade Runner e’ un magnifico film.
Siamo capaci diamarli tutti e due. Come si ama il sole e la luna,il giorno e la notte. Sono storie su di noi,ragazzi del nuovo millennio.
Sul mondo che stiamo distruggendo e su quello che vorremmo vivere. Su quello che facciamo e su quello che sogniamo.
Se incontrate un marziano ditegli che queste due pellicole raccontano perfettamente la nostra terra,all’inizio degli anni Duemila.
Che Rick Deckard e Edward Bloom sono vicini di casa,anzi vivono non nello stesso spazio ma nella stessa persona.
Che bisogna appellarci alla fiaba e alla fantascienza. Perche’ sono le nostre uniche realta’.

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23/04

GRANDE FRATELLO
 C’è una casa,dove sono rinchiusi un numero imprecisato di giovani, variamente combinati.
Farlocchi, riccioloni, bonazze, insipide, ogni tanto si vede un neurone che corre follemente da una stanza all’altra tra terrore e desolazione. È solo, e non sa dove si trova.Per il resto ci sono cristiani e pathos, più o meno di plastica entrambi.
Sono incantato.......All’inizio mi interessava il profilo scientifico della cosa, speravo che il mercato fosse un po’ più sadico della deontologia nella ricerca psicologica, e speravo davvero che ficcassero una serie di cristiani in uno spazio chiuso per tot mesi senza contatto alcuno con l’esterno e le telecamere puntate sul loro spontaneo scannamento reciproco.
Utopistico tutto sommato, ma li per li ci avevo creduto. A quel punto la cosa interessante non era il plot, ma Hobbes e l’annullamento del contratto sociale, lotte selvagge sui materassi, stato ferino, gente che avrebbe cominciato a mangiare colle mani, e insomma sette otto processi per omicidio.Il mercato però è si, più sadico della ricerca scientifica, ma in modo meno appariscente.Una  grossolana simulazione dell’esperienza affettiva.
Al pubblico del Grande Fratello, è proprio questa grossolana miscellanea, ad appassionarlo.
D’altra parte, non è una novità nella storia dello spettacolo: è anzi, quasi un ritorno all’origine, agli schemi della commedia dell’arte.
All’origine il teatro si faceva sulle gradinate delle chiese ed era una faccenda di poveri itineranti, aveva qualcosa senza dubbio di metafisico e invasato che oggi non solo non ha il Grande Fratello, ma non può avere la produzione artistica di quasi tutt’un epoca.
Ma come il Grande Fratello oggi, la commedia dell’arte aveva dei personaggi fissi – la carina, il ricco sbruffone, il furbetto, il sensibile,lo scemo.Un canovaccio e una recitazione non canonizzata in cui si mescolavano, con grandissima confusione, sentimenti veri e simulazione. Non erano veri attori, non erano veri soggetti sociali,non appartenevano al mondo civile,non appartenevano al mondo dello spettacolo.Si ritagliavano un’esistenza romantica e straziata sui loro carrettini, spostandosi da una chiesa all’altra inscenando amori finti colorati di amori veri,amori veri inscenati da amori finti.Così nel Grande Fratello.C’è il canovaccio, ci sono i personaggi fissi, c’è l’altalena tra vissuto e recitato, in un delirio di mancato controllo sul proprio destino.
E’ illuminante.Se Heidegger avesse visto almeno una puntata avrebbe riscritto tutto il 16 paragrafo di “Essere e Tempo”.E’ la cura come l’essere dell’esserci.E’ geniale,una sassata.E' il compito del pensare che e' cambiato.

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del 16/04

“Prima pagina venti notizie ventuno ingiustizie e lo Stato che fa si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignita’”.
(Fabrizio De Andrè, Don Raffae’)
 Mi sta montando troppa rabbia, dispiacere e senso di impotenza per quello che è accaduto e sta accadendo in Abruzzo.
Uno spettacolo desolante da parte di tutta l’informazione televisiva che si affanna da giorni a curiosare l’umana sofferenza e a intervistare l’incessante andirivieni di nani e ballerine che pontificano e promettono e salvano.
Intanto il Tg1 dell'ora di pranzo, e in forma più stringata nell'edizione della sera, dà lettura di una specie di bollettino dell'Auditel attraverso cui ci comunica, compiaciuto, di avere vinto la gara degli ascolti per quanto riguarda la copertura giornalistica del terremoto.
Sarebbe una notizia?
Vogliono un applauso o un brindisi con champagne?
Non è dato sapere.
Il Tg2 fa quasi peggio:
intervista Emanuele Filiberto di Savoia nelle vesti di volontario vip all'Aquila.
Per fortuna si astengono dal chiedergli di improvvisare due passi di danza sulle macerie.
C'è solo da sperare che in cambio del suo aiuto il principe non chieda indietro il Regno di Sardegna.
A sentire i telegiornali nazionali, l’Abruzzo sembra il medio oriente, con bande di predoni e beduini, pronti a rubare pure ai morti.
Manca solo l’avvistamento dei tombaroli, trafugatori di morte e poi “la compagnia dell’anello” è al completo.
L’abile sistema dell’informazione è alle prese col solito giochetto dello sviare i problemi.
La macchina della propaganda in questi giorni si è data da fare, ha dato il meglio di sè, proponendo un giornalismo stucchevole e mediocre, un fac-simile della vita in diretta.
Gli appelli papali che giungono da Roma sono la solita tiritera dai facili salotti pseudo-religiosi, fatti d’oro e sangue umano.
Il potere italiano è un condito moralismo di circostanza, che cerca di nascondere intrecci e business, fatti di morte, di illegalità e di inrispettoso scherno ai diritti fondamentali dell’uomo.
Ci hanno tolto il lavoro, la casa, i diritti fondamentali e ci hanno spinto un inferno di perenne tragedia.
Nelle nostre fiamme loro costruiscono il loro mondo.
Le bestie feroci sono ai loro posti al sole.
Come sempre.

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del 09/04

POI C'E' PALAHNIUK
 Prendi un bicchiere.
Infilaci due misurini di un protagonista sopra le righe, capace di pensieri agghiaccianti ed altrettanti assolutamente ispirati.
Aggiungi un goccio di sarcasmo, di quello bello forte invecchiato qualche anno in una botte di pino nero.
Condisci con una spruzzata di ironia, che colpisce magari un po' meno ma fa ridere decisamente di più.
Fai che la composizione di questo cocktail non te la racconti un barista infighettato dell'Harry's Bar, ma l'ultimo sopravvissuto di una setta religiosa votata al suicidio di massa, che registra la storia della sua vita nella scatola nera di un jet di linea destinato a schiantarsi nell'oceano.
E fai che abbia aggiunto, nel piattino che accompagna il cocktail, due grammi di "tutto ciò che ci spaventa nella nostra esistenza", un piattino di sogni di vita normale in accompagnamento, ed due fettine di schifo ed indignazione con cui sciacquarsi la bocca.
 Hai ottenuto un romanzo quasi perfetto, e nel dettaglio "Survivor"
 Non so se si tratti, come racconta lo strillo in copertina, di una "critica impietosa ad una società americana disgregata ed alienante";
francamente, come definizione mi sembra un po' riduttiva, perchè in Tender Brenson, l'indimenticabile protagonista di questo romanzo, ritrovo molto di più, e qualcosa di decisamente più personale che colpisce qui sul petto, in alto a sinistra, e fa pensare.
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del 02/04

Il condom mediatico occulta le colpe dell’Occidente
 Ci stavamo quasi cascando. Per un attimo abbiamo veramente pensato che al centro della polemica ci fossero l’Aids e il preservativo.
Ma poi, mettendo insieme un paio di dati, ci siamo ricreduti. Non c’entrano i profilattici, non c’entrano l’Aids e il Papa.
Il problema è che l’attenzione che il pontefice sta attirando sull’Africa potrebbe svelare alcune magagne dell’Occidente, se solo la gente se ne accorgesse.
A parlare sono i dati dell’Ocse nel Development Cooperation Report reso pubblico nei giorni scorsi.
Uno tra tutti:
quegli stessi Paesi che oggi gridano contro il Papa per le sue parole sul condom, hanno tra il 2006 e il 2007 diminuito i loro aiuti verso il continente africano dell’8,5%.
Con picchi piuttosto alti:
la Francia – che ha iniziato la polemica – ha diminuito gli aiuti del 16,4%.
D’altronde tanta violenza polemica sul preservativo faceva sorgere un po’ il sospetto:
ormai di studi che ne rilevano l’insufficienza come unico mezzo della lotta all’Aids ce ne sono fin troppi.
Uno dei più recenti è dell’Università di Harvard
(pubblicato su Science nel 2008)
che mostra come la strategia “solo preservativo” in 25 anni in Africa ha dato pochi risultati.
Lo sa bene l’OMS visto che ogni anno, nonostante la diffusione dei condom, registra un aumento dell’epidemia.
E poi la Chiesa conosce perfettamente la situazione:
da sola copre circa il 30% dei servizi sanitari del continente, ricevendo degli aiuti internazionali solo il 5%.
Ci si sarebbe aspettato un costruttivo scambio di opinioni tra esperti.
Invece hanno prevalso accuse e stracciamenti di vesti.
Da qui il sospetto:
non è che tutta questa polemica è un bel preservativo mediatico per evitare che la gente si infetti, scoprendo che l’Occidente fa poco per l’Africa?
(Bruno Mastroianni Docente di comunicazione)
 Forse...
e' proprio cosi'?
Spero che questo pezzo vi fara' riflettere come
ha fatto riflettere me

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del 26/03

UN BEL SANGUE COSI'
"Non sono un economista, ma so di certo che il precariato è come un vampiro che ti succhia lentamente tutte le forze vitali, e alla fine non ti rimane più una sola goccia di dignità…..” (Marco Patruno)
Ti sei osservato allo specchio.
Hai individuato un paio di capelli bianchi.
Alcuni giorni dopo, né hai scoperti altri.
Hai appena trent’anni e i tuoi genitori che ne hanno sessanta continuano ad avere molti capelli e nemmeno uno bianco.
E come se il tempo per te si fosse improvvisamente accelerato, un tuo giorno e’ come se corrisponde a circa sei mesi di un altro individuo.
In pochissimo tempo hai terminato il tuo ennesimo contratto di lavoro.
Tua moglie ha chiesto il divorzio dicendoti che aveva bisogno di essere felice e avere delle sicurezze e tanto meno potevi darle torto, le discussioni finanziare in famiglia erano diventate ormai l’ordine del giorno perché sai benissimo che i soldi danno la felicità.
Chi la pensa diversamente di solito di soldi ne ha molti.
Certamente se sapevi che le vicende della tua vita fossero andate così avresti chiesto esplicitamente al prete del tuo matrimonio di pronunciare la frase: “…finche precariato non vi separi” .
Come si dice: patti chiari e amicizia lunga oppure non ti saresti proprio sposato.
Dopo circa un anno, ti sei rispecchiato per l’ennesima volta allo specchio.
E con grande sorpresa hai scoperto di essere invisibile.
Nemmeno un dito della mano, un occhio o un capello della testa apparivano allo specchio.
Eri diventato come una sorta di vampiro soltanto che non eri tu il vampiro, ma il precariato.
Ti sentivi prosciugato fino all’ultima goccia della tua dignità.
Eri stanco eppure non avevi fatto nulla tutto il giorno, ti sei stravaccato  su una vecchia poltrona e hai aspettato che il nulla cullasse finalmente la tua anima.
Questa è stata la tua storia, bella, brutta, allegra, triste poco importa.
Di certo sarai una delle tante stelle che mai ammireremo e si perderà nel profondo universo dei nostri tempi.

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19/03

AMICI MIEI
Ecco il capolavoro della commedia Italiana degli anni 70.
Una “commedia disperata”, intrisa di nichilismo.   
Quattro amici cinquantenni,ai quali cammin facendo se ne aggiunge un quinto,che quando gli prende la fregola mollano tutto e si lanciano nelle piu’ scatenate e crudeli burle.
”Zingarate “ le chiamano, per il senso di liberta’ dagli impegni della quotidianita’, familiare e professionale, che regalano loro.
Possono durare un giorno, due, una settimana, anche venti giorni, come dice all’inizio Giorgio Perozzi, anzi “Il  Perozzi”,il capo coronista che e’ la voce narrante fuori campo, e rappresentano la sfida alla morte, quella che giorno per giorno, facendoci invecchiare, conquista un tassello alla vita.
“Il bello della zingarata e’ proprio questo.
La liberta’, l’estro, il desiderio.
Come l’amore.
Nasce quando nasce, e quando non c’e’ piu’ inutile insistere… non c’e’piu’”,
e’ l’epitaffio dell’ultima beffa collettiva, quando i cinque amici si lasciano, tornando ognuno ai ruoli, chi di successo, chi no, che l’esistenza ha riservato loro.
“Ecco qui gli amici miei…
Cari amici…
Mentre me li guardo a uno a uno mi domando come mai questa amicizia e’ durata tanto.”
Personaggi memorabili,entrati nella memoria collettiva, come certi loro termini, da “zingarata” a “supercazzola”, che sono entrati nel gergo comune.
Personaggi persino fastidiosi per la totale immoralita’ e la misoginia, apparentemente residui di un passato sorpassato, in realta’, oggi possiamo dirlo, antesignani dell’Italia involgarita dei nostri giorni.

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12/03

THE WRESTLER
Ci è stata regalata una pellicola che resterà nella memoria.
Bruce Springsteen ne suggella il finale con una struggente canzone scritta su misura appositamente per il film dell'amico, e canta :
“..nell'abbandonare il campo resto ogni volta con qualcosa in meno nel mio corpo e in me, ma vi diverto quando il sangue tocca il terreno del ring... dimmi amico mio, si può chiedere qualcosa di più?”.
Ma quando è impossibile un rapporto decente con l'unica figlia, e se non ti basta nemmeno l'amore di un'altra disperata tenacemente corteggiata
(una brava Marisa Tomei, anch'essa nei panni di un essere faticosamente aggrappato alla vita e prigioniero di un corpo ancora bellissimo),
la tua unica fonte di sopravvivenza rimane quel ring, e il pubblico che ad ogni incontro ti reclama e urla il tuo nome.
E’ semplicemente la storia di un uomo, che dà tutto sé stesso per il suo pubblico, con forza e spirito sorprendenti, e che in fin dei conti cerca di ridare un senso alla propria vita dopo la rinuncia forzata alla passione di una vita, ma è così fuori posto in qualsiasi tentativo di affrontare un altro qualsiasi mestiere che sia socialmente accettabile.
Un guerriero indomito anche se strapazzato dalla vita.
Il film si apre con una lunga e suggestiva sequenza in cui Randy viene tallonato dalla macchina da presa che lo segue come un'ombra mostrandocelo unicamente di spalle e svelando il suo volto solo molto più tardi e nella penombra.
Un ritratto di un uomo sconfitto dalla vita che cerca una possibilità di riscatto provando a fare l'unica cosa che gli riesce.
Narrando la storia di Randy The Ram, Aronofsky coglie l'occasione per approfondire la riflessione sulla situazione attuale di un'America allo sbando immersa, come il suo protagonista, in una nostalgica rievocazione del proprio glorioso passato recente, quegli anni '80 dominati dallo yuppismo e dalla crescita economica più volte rievocati nel film a partire proprio dallo splendido incipit che fotografa la collezione di ritagli di giornale dedicati alle imprese di The Ram nel momento del suo massimo vigore atletico.
Straordinariamente coraggiosa la scelta di concludere la pellicola con un finale di cui non possiamo anticipare niente, ma che si distacca decisamente dalla tendenza paternalistica tipicamente hollywodiana di condurre lo spettatore per mano passo dopo passo per tutto il film.
La narrazione rimane in sospeso, ma non è questo ciò che conta.
The Ram ha vinto la scommessa con se stesso tornando a combattere e Aronofsky ha vinto la scommessa con il pubblico.
Tutti in piedi e applausi.

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del 05/03
Desperate Housewives
Mary Alice Young abita a Fairview, nel quartiere di Wisteria Lane:
la sua vita - apparentemente serena - si divide tra la cura della casa e della famiglia, e gli incontri con le sue vicine di casa: Lynette, Gabrielle, Bree e Susan.
Un giorno, inspiegabilmente, Mary Alice si toglie la vita con un colpo di pistola, e le sue vicine di casa dovranno scoprire le motivazioni del suo gesto dietro il quale si celano tanti segreti.
Tanti segreti che riguardano tutti gli abitanti del quartiere.
Desperate Housewives non e' una serie come le altre, o almeno non e' nata per essere una serie qualunque.
La prima stagione si apre in una cornice idilliaca, un tranquillo quartiere residenziale da periferia americana di quelli in cui tutti si conoscono e preferibilmente sono tutti bianchi della media borghesia.
Un luogo in cui niente di drammatico puo' davvero accadere.
E' in questa sorta di luogo ideale in cui vivere che una tranquilla casalinga, Mary Alice Young, dopo aver finito la sua tranquilla routine del primo mattino, prende da un ripostiglio una pistola che non aveva mai usato e si toglie la vita con un colpo in piena testa.
E' chiaro quindi che al centro della serie TV ci sara' la morte della donna, infondo perche' una persona cosi' senza problemi avrebbe dovuto togliersi la vita e per di piu' senza nemmeno dare segni di cedimento di qualsiasi tipo?
Anche le sue amiche non sanno spiegarsi quanto accaduto (anche se in fondo "quanto possiamo dire di conoscere veramente gli altri?") e la morte della donna sconvolgera' la normale vita di Wisteria Lane per alcune settimane.
Almeno fino al prossimo argomento di discussione che fara' dimenticare i tragici avvenimenti legati alla morte di Mary Alice.
Non voglio raccontare la trama di Desperate Housewives (cosa che poi' ho in parte gia' fatto) ma voglio sottolineare come questa serie si possa sostanzialmentedistinguere in "perche' e' morta Mary Alice" e in "tutto il resto".
Si perche' la prima stagione e' sostanzialmente incentrata sul primo argomento, una storia solida che fa succedere una disgrazia inspiegabile in un luogo tranquillo per poi utilizzarlo per spiegare i problemi e le ipocrisie della borghesia bianca americana che vive in una sorta di America parallela lontana anni luce dai problemi del paese.
Desperate Housewives e' quindi un'analisi sociale contemporanea, calata in un america un po' paradossale in cui infondo tutti hanno qualcosa da nascondere, che si tratti di un omicidio o di un incendio fortuito alla casa del vicino o ancora ai problemi di un quattordicenne per non parlare degli oscuri segreti che una tranquilla famiglia ha nascosto per anni.
Uscite di casa,salutate il vostro vicino,scambiate persino quattro chiacchere con lui.
Lo conoscete davvero?
Cosa possiamo veramente sapere sulla sua vita?
Crediamo sia un buon marito,un gran lavoratore,che si avvicini persino ad essere l’amico che desideriamo.
In fondo… cos’e’la verita’?

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del 26/02

BUONANOTTE ALL’ITALIA
 L'Italia nei secoli ha regalato al mondo pagine di bellezza inimitabile.
Volendo solo limitarci alla musica, in Italia sono nate espressioni di valore straordinario, eterno.
Qui è nata l'opera, per fare un solo esempio. L'Italia ha regalato al mondo perfino le "parole" della musica.
Ovunque si dice "crescendo" e "fortissimo" e "allegro" e "andante". Non seguo Sanremo, non l’ho mai fatto,non ho la minima idea di come sia la canzone del vincitore, ne ho solo sentito un pezzettino al servizio del tg, quindi non voglio entrare nel merito del valore artistico della cosa... Ma insomma, Sanremo (che è una manifestazione che avrà pure un suo perchè "tradizionale", anche se si sa che alla fine vincono quelli che hanno alle spalle le case discografiche più influenti, per non dire più "paganti"),
non è mai stato un'occasione per fare buona musica, forse talvolta se n'è fatta anche su quel palco, ma lo scopo del festival è semplicemente quello di fare da vetrina a artisti che hanno bisogno di farsi guardare o a vecchi personaggi del nostro panorama musicale che ogni tanto hanno bisogno di essere tirati fuori dalla naftalina, quindi non mi stupisco di come vada a finire...
Non è una vergogna... è... è... è sanremo(in minuscolo non per caso), punto.
C'è a chi piace (come le migliaia di telespettatori che hanno fatto share) e c'è chi no (come il sottoscritto che in queste sere ha guardato altro) e va bene così...
Per non parlare di milioni di euro spesi ogni anno per questo carrozzone italiano,quando c’e’ un paese alla deriva culturale,politica,di impiego,di famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese e che magari sono le stesse che guardano Sanremo senza sapere…
senza porsi domande,cosi’…andando avanti... per forza d’inerzia…
Esiste un serio problema di maturità del pubblico, condizionato da ormai un paio di decenni di televisione brucia-neuroni.
Non dovremmo dimenticarci, che quello che nel nostro Paese è nato e si è sviluppato non è stato per caso.
Non dobbiamo credere che Sanremo rappresenti qualcosa, oltre che la furberia e l'avidità dei tanti Bonolis in circolazione.
Mio papa’ mi diceva: ”Paolo…il Festival e’ lo specchio del paese”… Sono dovuto crescere per capire bene...
Un paese senza DIGNITA’. Buonanotte Italia.

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del 19/02

Lost...
una delle sigle più belle di tutti i tempi ?
Un’isola deserta ?
Mille misteri, tante domande e nessuna risposta ?
E’ difficile trovare una definizione lampo per questo telefilm che ha incollato milioni di persone davanti alla tv.
Decisamente un fenomeno contemporaneo, paragonato a Twin Peaks per i misteri osannato e criticato da tutti.
Lost non è solo un telefilm, è una droga, perchè se inizia a vederlo difficilmente riuscirai a fermarti o a non soffrire durante le pause tra una serie e l’altra.
Sono previste 6 stagioni in totale.
Vedremo se alla fine tutti i misteri saranno risolti e come
Stephen King, nel suo libro "Colorado Kid"
(che meriterebbe una recensione molto positiva a parte)
sostiene che le leggende metropolitane e, in generale, le storie e i casi di cronaca che hanno successo e rimangono fortemente impressi nella mente dei lettori, sono quelle che hanno un solo mistero.
Un mistero è ciò che la gente cerca, è sufficiente per fare ipotesi e convincersi di una teoria piuttosto che di un'altra, è un unico spazio vuoto nella narrazione che lascia la possibilità all'immaginazione personale di riempire la lacuna.
Se questo, però, fosse universalmente vero, allora non si spiegherebbe il successo di una serie come Lost .
Altro che un singolo mistero, qui di misteri ce n'è almeno uno a puntata, e sembra che gli autori non abbiano nessuna paura a mettere più carne al fuoco in una singola stagione del telefilm di quanto non abbiano fatto molti altri autori in intere serie, romanzi o pellicole cinematogafiche.
Ogni domanda riceve al massimo risposte parziali che aprono la strada a nuove domande sempre più complicate.
La storia non ha un singolo elemento "mancante"...
Ne ha talmente tanti che è quasi improprio definirla "storia".
E ci sono così tante coincidenze che ci sono interi siti internet creati appositamente per cercare di beccarle tutte e di sottolineare tutte le corrispondenze, tutti gli indizi e le strizzatine d'occhio che gli autori sembrano voler lanciare agli spettatori.
Un aereo in partenza dall'Australia alla volta degli Stati Uniti finisce fuori rotta e precipita su un'isola tropicale nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico.
Per quanto sia incredibile (e questo di per sé è già il primo mistero) 48 viaggiatori si salvano.
Proprio mentre cercano di organizzarsi per lanciare un SOS, trovare acqua e cibo, curare i feriti e fare un campo per la notte, qualcosa di gigantesco e minaccioso si muove nella foresta, abbattendo alberi come un gigantesco dinosauro.
Ma la realtà sembra essere ben più strana e misteriosa di un semplice "mondo perduto"...
Questa è la premessa iniziale della serie, ma molto presto le cose inspiegabili si accumulano, una sull'altra, in una torre misteriosa tra le più ardite e ambiziose che la narrazione umana abbia mai prodotto.
Lost è una serie il cui successo è basato sul mistero, sul modo di giocare col dubbio dello spettatore e sulle sue aspettative;
un tenere continuamente in ansia lo spettatore per quello che potrebbe succedere ed essere rivelato nelle puntate successive.
Quindi la consigliamo vivamente a chi si è perduto in questo vero e proprio fenomeno di culto che ha rivoluzionato il modo di intendere oggi le serie tv.

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del 12/02

Il guscio rotto
 Questi giorni mio padre avrebbe festeggiato i suoi 60 anni.Piu' di mezzo secolo. Un traguardo importante. Il destino ha la sua puntualita'e non ce l'ha fatta.
Il peso di quel dolore,quel lacerante senso d'impotenza,la difficolta' di accettazione d tutto quanto, mi hanno spinto ad una profonda riflessione sulle strade che prende la vita. E a molto altro.
Da li' non sarei stato piu' la stessa persona.Certi eventi ti segnano, ti cambiano. Quando mi capita di pensare alla morte, vorrei che non fosse un passo tanto doloroso. Vorrei essere capace di affrontarla con la quiete che ho visto in mio padre. Mi piacerebbe avere la fede in un “dopo”, come quando si era bambini, ritrovare chi mi ha preceduto e mi ha voluto bene,ritrovare mio padre. Non essere solo.
 Spegni la luce e dormi.
E nel tuo stanco sonno d'amore ritrovi un sogno,una speranza antica.
Solo,disteso in quella pace inerte l'anima ti lascia e vola altrove.
Spazi lontani,mari profondi dove l'essere annega e nasce il nulla.
Spegni la luce e dormi.
In caso di male avevi chiesto cremazione perchè il male smettettesse di mangiare...
noi siamo quelli che hanno sibilato si o no a bruchure di bare
non c'era bisognodi fare pace fra noi quando la cerea spianata frontale confermava che guerre erano tutte inventate ancora una volta hai avuto troppo coraggio ancora una volta hai deciso tu chiedendoci regali per le infermiere dei tuoi ultimi orgogli e poi avviarti, i medici con le mani aperte i mesi scivolati a terra il guscio rotto
Ancora una volta hai avuto l'ultima parola cercando di non sporcare non suonando mai il campanello del reparto confessando alla suora e bestemmiando fino in fondo che non ti andava di morire e poi zittirci che avevi sonno proprio nel giorno della madonna
Ora vivi nel cuore.
Ciao papa'.

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del 05/02

JACK BAUER
 Dodici milioni e mezzo di americani, poche settimane fa, hanno guardato su Fox il ritorno in tv di Jack Bauer, l’eroico agente antiterrorismo della serie “24” interpretato da Kiefer Sutherland.
Jack Bauer è il personaggio televisivo più amato, ma anche più controverso, dell’America post 11 settembre.
Nessuno più di Bauer e della serie “24”, trasmessa per la prima volta quattro mesi dopo l’11 settembre, ha rappresentato sul piano della fiction l’ansia americana di subire un altro attacco e la sincera speranza che nascosto in qualche ufficio governativo ci potesse davvero essere qualcuno capace di fermare, senza tanti scrupoli, i piani terroristici dei nemici interni ed esterni dell’american way of life.
“24” è una serie ricca di colpi di scena che racconta in tempo reale  – in 24 puntate diun’ora ciascuna –  un’intera giornata dell’agente Bauer. Ma al di là dei meriti televisivi dello spettacolo, il nome di Bauer è entrato nel dibattito politico e nei titoli degli editoriali dei giornali.
Jack Bauer è buono, integerrimo e leale, ma tortura i suoi testimoni, se necessario anche suo fratello o suo padre.
Se Bauer ha bisogno di un’informazione per fermare la diffusione di un virus letale o un’esplosione nucleare non aspetta gli avvocati, non rispetta la convenzione di Ginevra e non ci pensa un attimo a picchiarli, a drogarli, a sparargli sopra o sotto il ginocchio, a fingere di uccidere i loro figli. E’ fiction, ma nel corso degli anni c’è stato chi ha spiegato che gli abusi di Abu Ghraib siano stati una diretta conseguenza dell’impatto di “24”. L’accusa è che Bauer abbia reso affascinante la tortura, al punto che gli addestratori dell’esercito hanno incontrato gli sceneggiatori di “24” per spiegargli che nella realtà la tortura non è solo sbagliata moralmente, ma anche inutile per la raccolta di informazioni. Nei suoi sette anni di vita, “24” può vantare di aver sdoganato presso il pubblico americano non uno, ma addirittura due presidenti neri e nella nuova stagione il presidente è una donna identica a Hillary Clinton. Eppure il suo grande successo è macchiato dal legame con le controverse procedure antiterrorismo adottate dall’Amministrazione Bush. L’ultima stagione, un anno e mezzo fa, è andata male, sia dal punto di vista degli ascolti sia della critica.  La stanchezza, dovuta alla ripetizione del plot, si è cominciata a far sentire. L’interpretazione del declino però è stata politica: l’America è stanca della guerra al terrorismo, non si diverte più a guardare i modi spicci con cui Jack Bauer sventa attentati nucleari e stragi terroristiche. I fan di Bauer,io il piu’ acceso,hanno cominciato a temere che la nuova stagione volesse intercettare il cambiamento della nuova era obamiana e trasformarsi in una versione politicamente corretta di ciò che è stato in passato. Le prime quattro ore della nuova stagione sono state rassicuranti: “Jack Bauer – ha scritto Alessandra Stanley sul New York Times –  è il portavoce narrativo di chi, come Dick Cheney, è sotto attacco perché insiste a dire che la tortura è uno strumento necessario per combattere il terrorismo”.  La nuova stagione, infatti, si apre con Bauer interrogato da una commissione del Senato guidata da un politico liberal. Bauer, continua il Times, è l’uomo che ha salvato il paese da attentati devastanti, eppure è accusato da politici moralisti e liberal che non hanno idea di che cosa voglia dire proteggere la nazione dai suoi nemici.
Bauer ammette di aver torturato, anche se solo per evitare stragi di innocenti, e al senatore dice: “Sono più che pronto a essere giudicato dalle persone che lei dice di rappresentare e lascerò decidere a loro il prezzo che devo pagare, ma non stia lì seduto con quello sguardo compiaciuto sulla faccia, aspettandosi che io mi penta delle decisioni che ho preso perché la verità, sir, è che non mi pento”.
L’Fbi fa sospendere l’audizione del Senato perché c’è un’emergenza nazionale che solo Bauer può affrontare, a patto che rispetti la legge. Bauer cattura un terrorista che vuole un avvocato e non dice una parola. “Che cosa vuoi che faccia?”, chiede Bauer all’agente Fbi che gli aveva appena spiegato l’importanza di onorare la legge. “Tutto ciò che è necessario”, gli risponde l’agente.
E allora caro Jack,ti aspettero' come si fa con una grande amico. Perche' di te ho bisogno. Nel frattempo ti penserò. Mi preparerò.
Ti verrò a trovare ancora.

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del 29/01

BARACK OBAMA THE RISING
 Gli Stati Uniti ce l’hanno fatta.
Un colpo di spugna e tanta voglia di ricominiciare con il supporto dei giovani e delle minoranze.
Barack Obama, 44esimo Presidente degli Stati Uniti d’America,
il Presidente afroamericano,il presidente giovane,lo sportivo,la rockstar.
” In questo paese vinciamo e perdiamo insieme come un unico Popolo…”
Si sa,a tutti servono ottimismo e speranza soprattutto nei momenti difficili ed è su queste due qualità che si basa il successo di Obama con dietro di lui tutto un popolo che riesce subito a "risentirsi uno".
Un afro-americano è a capo del paese più potente del pianeta,il passaggio più "sentito" del suo discorso di insediamento,quando ha ricordato che fino a 60 anni fa,a suo padre,a Washington,non sarebbe stato nemmeno concesso di entrare in un ristorante.
«Obama parla all’America che racconto da 35 anni con la mia musica, una nazione
generosa, con una popolazione disposta ad affrontare problemi intricati e complessi, un Paese interessato al suo destino collettivo e al potenziale del suo spirito comune».
Parole e musica di Bruce Springsteen.
Obama, la speranza dei poveri, dei neri, dei diseredati, degli uomini e delle donne, di tutti quelli che sono convinti che quest'uomo salverà il nostro futuro tanto incerto e tanto in crisi.
 Auguri Barack e buon lavoro !!!
 Come on up for the rising
Come on up, lay your hands in mine
Come on up for the rising
Come on up for the rising tonight
Vieni su per la risalita
vieni su, metti le tue mani nelle mie
vieni su per la risalita
vieni su stanotte per la risalita

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del 22/01

I BELONG TO KAKA’
Cosa significa essere milanisti? Quando possiamo affermare con assoluta precisione: ”questo non e’ da Milan”.
In queste ore il nostro cuore vacilla. E’ in ansia per un ragazzo venuto da San Paolo un ferragosto di sei anni fa.
Quell’estate avevamo percepito dal primo sguardo la magia: dagli occhiali indossati con stile dottorale,da quel sorriso…
speciale… contagioso
E poi in campo… i primi scatti, i cambi di passo, la falcata elegante...
Si…lo si era capito subito. Il nostro cuore pero’ vacilla perche’ in questo mondo che di certezze ce ne offre ben poche,una credevamo di averla... Era li,sempre presente… riferimento costante del nostro vivere:
il Milan. Un concentrato di storia, di palpiti, di fremiti,di pianti, di gioie. Il Milanista, ricco o povero, bello o brutto, padrone od operaio, plurilaureato o analfabeta, tombeur de femmes o respinto, ha una consapevolezza che è solo sua, che costituisce la sua ricchezza, il suo Credo Calcistico unico e irripetibile.
La favola,in un mondo di business e ultra competitivo,che Noi…,Noi che abbiamo avuto la fortuna di intrecciare la nostra vita ad unsogno che si chiama Milan,ragioniamo in modo diverso...privilegiamo sentimenti e valori che stanno scomparendo.
Che in un freddo Gennaio qualunque tutto svanisca ,io non posso crederci...non voglio crederci.Sei nell’anima e li ti lascio per sempre…sospeso e immobile,fermo immagine,un segno che non passa mai...L’anima e’ stata lacerata.Fateci mettere in ordine i segni. Abbiamo smarrito la via.
Il cuore continua a battere...la ferita si e' rimarginata....Questo e' il Milan...

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del 15/01

Beep Beep e Willy Coyote
 Giorni fa mi e’ capitato di vedere i tre cinepanettoni dello scorso Natale.
Si parlava di matrimoni :tema impegnativo per chi come me crede che il matrimonio sia un punto di partenza importante per una nuova vita. Poi pero’ vedendo i film mi accorgo che tutto si riduce ad un mero pretesto, a una specie di cornice generica facile da adattare alle varie situazioni. Ma al di la’ di questa sociologia spicciola, la mancanza di originalita’ nelle trame porta alla luce la stanchezza di un sotto-genere (il cosiddetto cinepanettone), che anche quest’anno ha dimostrato tutte le sue falle. L'assenza di buon gusto e di buon senso è tale che è anche inutile criminalizzare:  tutti i big di questi film danno l’impressione di recitare a memoria,di essersi presentati sul set senza nemmeno aver letto la sceneggiatura (oddio sceneggiatura…), pronti a rifare ancora la maschera che negli anni passati aveva incontrato il successo del pubblico. Non e’ questione di essere come i cartoni animati e cioe’ di ripetere all’infinito gli stessi schemi perche’ cosi’ si faciliterebbe l’identificazione del pubblico: negli inseguimenti tra Beep Beep e Willy Coyote l’eterna sconfitta del povero lupo delle praterie nasce da una girandola inarrestabile di trovate sempre diverse. Scrive Christian De Sica nella sua (gracile) autobiografia:  «Drammaturgicamente i film di Natale spesso sono ordinari, molte volte ripetitivi, orgogliosamente grossolani.
Sono un po' il discount del cinema. Ognuno di loro si può smontare, stroncare e rimontare con grande facilità.
Sono film semplici, ma non disonesti» Descrizione corretta: i cinepanettoni, che quest' anno «festeggiano» il loro venticinquesimo anniversario, sono fatti essenzialmente per garantire un paio d' ore di sorrisi, se non proprio di risate,
in una società che ha dimenticato come ci si diverte in famiglia e sceglie il cinema per surrogare quell' allegria che intorno alla tavolata sembra sparita per sempre. Parole e musica del Mereghetti. Chi vi scrive non ha grande considerazione dell’Italia e soprattutto di chi ci abita (forse non lo dovrei dire…), pero’ e’ proprio questo il punto:sta a noi,ad ognuno di noi riscoprire i veri valori di una societa’ civile,
valori che sembrano smarriti ma ci sono. Sono diversi da quelli di tanti anni fa,ma ci sono… Gli incassi,come ogni Natale, mi smentiranno. Ma abbiamo cosi’ tanta bellezza intorno,cosi’ tanti nuovi mondi da scoprire per meravigliarci e divertirci con le persone a noi piu’ care che fatico a comprendere perche’ farlo,anche se riunendo tutta la famiglia, per un cinepanettone stanco, ripetitivo,obsoleto.
Beep Beep………Beep Beep….

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del 08/01

HAPPY NEW WAR
Benvenuto 2009
…e che cosa e’ cambiato??? Questo 2009 si apre nel segno della violenza e nel segno del sangue,non e’ una n ovita’ purtroppo. Stiamo vivendo in un epoca dura,difficile. Tensioni,odio,catastrofi naturali,guerre di religione,governi subdoli e affarist ici.Cosa ci aspetta ancora? Dovrei sentirmi a posto come semplice cittadino,con i miei contributi e il mio sostegno morale,ma non lo sono. Nel mio primo pezzo del 2009 voglio lasciare parole ed emozioni a Bob Dylan,sper ando che,quel senso di desolazione assoluta e rassegnazione si trasformi presto in una parola che non bisognerebbe mai smettere di pronunciare. PACE Let me die in my footsteps LASCIATEMI MORIRE SUI MIEI PASSI Non me ne andrò sotto terra solo perchè qualcuno mi dice che la morte è prossima E non me ne andrò a testa bassa a morire Quando andrò alla tomba ci andrò a testa alta Lasciatemi morire sui miei passi prima di finire sotto terra Ci son state notizie di una prossima guerra e guerre ci son già state Il significato della vita si è perduto nel vento Ed alcuni che credono che la fine sia vicina invece di imparare a vivere imparano a morire Lasciatemi morire sui miei passi prima di finire sotto terra Non so se sono intelligente ma credo di essere in grado di capire quando qualcuno mi getta fumo negli occhi E se questa guerra arriva davvero e la morte è prossima Lasciatemi morire su questa terra prima che muoia sotto terra Lasciatemi morire sui miei passi prima di finire sotto terra Son sempre esistiti quelli che devono spargere il terrore e ci stanno parlando di guerra ormai da parecchi anni Ho letto tutte le loro dichiarazioni e me ne sono stato sempre zitto Ma ora, Signore Iddio, che la mia umile voce sia ascoltata Lasciatemi morire sui miei passi prima di finire sotto terra Se avessi rubini e ricchezze e corone comprerei tutto il mondo e cambierei le cose gettando tutte le armi ed i carri armati in fondo all'oceano perchè sono gli errori di una storia passata Lasciatemi morire sui miei passi prima di finire sotto terra Lasciatemi bere alle fonti delle acque di montagna Lasciatemi annusare il profumo dei fiori selvatici che scorre libero nelle mie vene Lasciatemi dormire nei vostri prati tra le verdi foglie Lasciatemi camminare lungo l'autostrada in pace con il mio fratello Lasciatemi morire sui miei passi prima di finire sotto terra Uscite nel vostro paese dove la terra incontra il sole Guardate i crateri ed i canyons dove corrono libere le cascate Nevada, New Mexico, Arizona, Idaho Lasciate che ogni contea di questa unione vi penetri dentro l'anima E morirete sui vostri passi prima di finire sotto terra
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